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Crisi climatica: “Il Piemonte tra le regioni con più siccità”. Ancora aperta la mostra sul Po a Torino

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Fino al 13 gennaio 2025 sarà possibile visitare a Palazzo Madama – in Piazza Castello a Torino – la mostra “Ieri, oggi, domani. Il Po” ospitata dal Museo Civico di Arte Antica: una visione sinottica dei cambiamenti millenari lungo il percorso del primo fiume italiano, paradigma di quanto sta avvenendo su scala mondiale con il fenomeno del climate change.

Ne abbiamo parlato con il giornalista e divulgatore scientifico Marco Merola (creatore del webdoc innovativo e itinerante Adaptation.it) in occasione dell’uscita di MesoHABSIM, il nuovo documentario che racconta un ampio progetto di “valutazione e modellazione dell’habitat fluviale”. Il titolo sta per “Mesohabitat Simulation Model” ed è un’iniziativa di ricerca del DIATI, il dipartimento di Ingegneria ambientale del Politecnico di Torino, assieme all’ISPRA, all’Autorità di bacino Distrettuale del fiume Po, all’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e alle Università di Torino, Trento, Parma e Lione.

Traversa interrompe torrente Orba a Ovada (Alessandria)
Una traversa interrompe il torrente Orba a Ovada (Alessandria)

Come sta il Po? Il progetto MesoHABSIM

“Per lunghi periodi dell’anno il livello dell’acqua del Po è al di sotto della media storica, fino al 50% più basso. A questo dato si contrappongono scenari estremi caratterizzati da piogge furibonde: questi eventi ingrossano il fiume causando, talvolta, esondazioni, come ai Murazzi di Torino, e danni, disagi e smottamenti in provincia” spiega Merola che è anche leader del modulo dedicato a “Comunicazione e Reporting” nel master del Polito sul climate change.

Assieme al fotografo e filmmaker Marco Barretta, per realizzare il webdoc MesoHABSIM (che si può navigare online) il divulgatore ha seguito i ricercatori durante mesi di rilevazioni nell’alveo dei fiumi: da qui sono nati i due video capitoli “Liberi di scorrere” “Corpi idrici che respirano”. Grazie al metodo MesoHABSIM gli scienziati hanno potuto costruire, in 13 regioni italiane, dei ‘modelli’ di convivenza possibile tra i fiumi e gli habitat che essi ospitano.

Il primo obiettivo era capire quanta acqua serve agli ecosistemi fluviali per sopravvivere. Il nome tecnico è “deflusso ecologico” ed è previsto dalla Direttiva Quadro Acque, una norma europea del 2000. Significa che ad ogni fiume deve essere garantita sempre una quantità minima di acqua, al di sotto della quale si metterebbe a repentaglio il suo habitat. Stabilire dei ‘numeri’ è importante anche per i decisori politici che dovranno poi determinare, sulla base di essi, quanta acqua far prelevare per i vari usi.

Mostra sul Po a Torino: dalla memoria storica alle grandi secche

Proprio per le sue peculiarità e per il suo portato di memoria, di stratificazione storica e di paesaggi, il Po – romano e pagano, bizantino e longobardo, feudale e delle signorie, delle campagne e delle città, romantico, agricolo, industriale, turistico e cinematografico – rappresenta in modo percepibile la crisi climatica e i suoi effetti: la fisionomia del pianeta sta cambiando più rapidamente rispetto agli ultimi millenni ed è ormai dimostrato il ruolo degli esseri umani in questo processo.

Dal forte impatto scenografico ed emotivo, grazie al progetto di Emilio Alberti e Mauro Zocchetta, la mostra di Palazzo Madama si apre con un’installazione capace di proiettare il paesaggio di 10 milioni di anni or sono, poi narrato tramite fossili, stupefacenti cartografie e illustrazioni originali (Jacopo Rosati). Un racconto sulla nascita, storia ed evoluzione del Bacino Padano prima e del Po a seguire, con focus sui cambiamenti e Sull’improvvisa accelerazione durante l’Antropocene, la nostra era.

Una sezione della mostra in corso a Palazzo Madama

Il Po e l’Antropocene: lavoro umano e gas serra

La seconda sezione illustra la vita naturale e il lavoro umano nell’area del bacino del Po attraverso fotografie e dipinti di grandi artisti. All’Antropocene è dedicata invece la terza sezione. Attorno al 1950 l’emissione di grandi quantitativi di gas serra inverte il processo di neo-glaciazione, generando una fase di riscaldamento climatico a matrice antropica, che è quanto l’attuale siccità del Po racconta: la diminuzione della sua portata, causata dall’assottigliamento dei ghiacciai alpini, causa a sua volta un minor afflusso dell’acqua in arrivo nel Delta.

Le sofferenze del Po nei periodi particolarmente siccitosi sono il sintomo locale di un problema planetario, sulle montagne nevica sempre meno, quindi ai fiumi arriva meno acqua. La mostra le racconta tramite immagini satellitari che mostrano la mappa del bacino idrografico del Po, con le centinaia di venature azzurre che scendono dalle vallate alpine e appenniniche per poi riunirsi e dare forma, nella pianura padana, alla grande traccia blu del Po che sfocia nell’Adriatico. 

Un reticolo idrografico che appare come un insieme di “vasi sanguigni” che assicurano al territorio la linfa vitale dell’elemento acqueo, necessario per la sopravvivenza stessa del mondo vegetale e animale, e che, negli ultimi anni, ha subito mutamenti radicali: in alcuni periodi dell’anno il grande letto del fiume è ridotto a cumuli di ghiaia e sabbia, colonizzato da cespugli e giovani piante, gli affluenti sono in secca e il delicato ecosistema del Delta è messo a rischio dalla risalita del cuneo salino. La siccità italiana è però un caso particolare, perché è resa più severa da varie cause concomitanti: nonostante siamo il quinto Paese in Europa per volume di precipitazioni dopo Croazia, Irlanda, Austria e Slovenia, siamo anche quello che immagazzina meno acqua in assoluto, poiché non riusciamo a stoccarla.

Pesci e vita subacquea nel torrente Stura a Ovada (Alessandria)
Pesci e vita subacquea nel torrente Stura a Ovada (Alessandria)

Nuove soluzioni al climate change

Di fronte a questo scenario è necessario immaginare soluzioni nuove: la mitigazione e l’adattamento devono prevedere non solo azioni per ridurre la vulnerabilità degli esseri umani agli impatti attuali (o previsti) dei cambiamenti climatici – come i fenomeni meteorologici estremi e le siccità prolungate – ma anche nuovi protocolli agricoli che garantiscano la sicurezza alimentare e minimizzino  a perdita di biodiversità, nonché l’implementazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, ponendo nuove basi per una più equilibrata relazione fra uomo e natura.

Le immagini di Adaptation.it stimolano gli utenti a prendere coscienza degli errori commessi sino ad oggi e, utilizzando tecniche narrative proprie del constructive journalism, esortano ad esplorare strade nuove e adattarsi, sfruttando l’inventiva, la tradizione e il buon senso. La mostra è stata curata da Giovanni Carlo Federico Villa, Tiziana Caserta e Anna La Ferla, il catalogo (Silvana Editoriale) presenta contributi rilevanti, tra cui quelli di studiosi delle Università di Torino e Bergamo, dei Politecnici di Torino e Milano, ENEA, Slow Food, Adaptation.it e Mondoserie.it.

Quale futuro per i fiumi italiani?

“Il futuro dei fiumi è scritto in piccola parte nella Nature Restoration Law voluta dall’Europa che prevede la liberazione, in tutto il continente, di 25 mila chilometri di corsi d’acqua dalle barriere che ne impediscono la corsa libera – spiega Merola – in grande parte, invece, è scritto nella volontà e nella capacità del genere umano di capire che i fiumi non sono solo risorsa idrica ma ‘case’ che ospitano habitat ed esseri viventi che offrono servizi ecosistemici importanti”.

I ricercatori che hanno lavorato a MesoHABSIM saranno ancora impegnati a monitorare e studiare i fiumi italiani, soprattutto nelle regioni del Centro-Sud, “probabilmente a partire già dal 2025, così da completare questo ideale ‘Grand Tour’ dei corsi d’acqua di casa nostra. Stabilire oggi quanta acqua poter prelevare dai fiumi senza danneggiare gli habitat, grazie ai modelli elaborati con MesoHABSIM, è fondamentale anche per compiere scelte politiche responsabili. Ricordiamoci che nel 2029 ci sarà il rinnovo delle concessioni idriche per i grandi player dell’idroelettrico e sarà importante che questi sfruttino la risorsa idrica in maniera veramente sostenibile” conclude l’esperto.